Abbreviazioni bibliche
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Eb Lettera agli Ebrei
Gal Lettera ai Galati
Gn Genesi
Gv Vangelo di Giovanni
Lev Levitico
Rm Lettera ai Romani
La parola ebraica אדם (Adam) viene da אדמה (adamà), che vuol dire “terra” (humus), cioè terra nel suo significato di materia; più in particolare indica la terra rossa, definita la “rossiccia”. Possiamo, dunque, intendere Adam come colui che è stato tratto dalla terra, o suolo. Adamo, cioè l’uomo, insieme maschio e femmina, è l’oggetto del progetto di Dio. «E Dio disse: Facciamo un uomo» (Gn. 1:26).
La parola אדם (Adam) è composta in ebraico da tre lettere, e precisamente dalla lettera א (alef), dalla lettera ד (dalet), e dalla lettera מ (mem), qui mem finale (ם). Ognuna di queste lettere è ricca di significati.
L’ideogramma della lettera א - אלף (alef) è quello della testa di un bue con corna. Questa lettera deriva dalla radice אלף (alaf), che vuol dire “insegnare”, “ammansire”, e da cui abbiamo sia la parola אלף (elef) che vuol dire “bue”, “toro”, simbolo di forza e di potenza, ma anche di mansuetudine, sia la parola אגּוּף (alluf) che indica invece il “principe”, il “maestro”, il “compagno” e lo “sposo”. E Adamo, il primo uomo, fu dichiarato principe, fu fatto maestro, e divenne compagno e infine sposo.
Nella prima lettera del nome Adamo troviamo dunque espressa la dignità, l’opera e il ruolo a lui assegnati; la א (alef) è, inoltre, da un lato la lettera che indica il sacrificio, la vittima (il bue), e dall’altro, in quanto è la prima lettera dell’alfabeto ebraico, ha il valore numerico di uno. Uno אחד (echad) è, tra l’altro, uno dei nomi di Dio. «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno» (Dt 6,4). Essa è infine una lettera muta, acquistando il suono della vocale (o, a, e, i, u) che l’accompagna; in altre parole è la lettera impronunciabile come il Nome di Dio, ma è anche la lettera nascosta resa sensibile dal suono che la pronuncia. Possiamo chiamare Dio in molti modi, poiché dietro ogni suono è presente l’unico Dio.
La ד – דלת (dalet) è la quarta lettera dell’alfabeto ebraico, e trae origine dalla parola דלת (delet), che significa “porta”. Adamo, infatti, è la porta attraverso cui Dio ha accesso alla creazione e l’uomo a Dio. Dio ha, dunque, aperto una porta tra l’eternità e la dimensione del tempo; tra il Creatore e le creature tutte. Dio entra nella sua creazione attraverso non qualunque uomo (eb. איש), ma attraverso il suo Adamo, che Paolo indica come l’unico uomo, o dell’uomo uno (Rm 5,15).
E fece cadere l’Ineffabile Dio un sopore sull’adamo e s’addormentò; e prese una dalle sue costole e rinchiuse la carne nel luogo d’essa. E trasformò Ineffabile Dio la costola che prese dall’adamo nella donna e la condusse verso l’uomo (Gn 2: 21-22).
Dalla porta aperta in Adamo (ד), dunque, l’Eterno Dio trasse Eva. Ora, la parola אדם (Adam) privata della lettera ד (dalet), diviene אם (em), che vuol dire “madre”.
Allo stesso modo, Gesù, il secondo Adamo, diventa “madre” sulla croce, quando dal suo costato aperto uscì sangue e acqua (Gv 19,34). La Chiesa infatti è la seconda Eva, la sposa celeste. Nel secondo Adamo vi è, dunque, una porta (ד - dalet) aperta per la quale si entra nella Gerusalemme celeste, la “grande città”, che Paolo chiama «la nostra madre» אם (em) (Gal 4,26). Nell’unico Adamo, la Porta, ovvero in Gesù, noi possiamo arrivare ad una città che ha salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso (Eb. 11:10). Gesù solo può, infatti, dire di sé stesso: Io sono la porta (Gv. 10,9), la porta che mette in comunicazione le sorgenti del cielo con le sorgenti della terra (Gn 1,7).
Sta scritto che nel sangue è la vita (Lev. 17,11); nell’alef (א), la prima lettera di Adam, che simboleggia la testa del bue, si consuma così il sacrificio della vittima. Dal giovenco sgozzato, sgorga il sangue che fuoriesce dalla porta, (ד - dalet), aperta all’altezza del cuore, colorando di rosso le acque di sotto, rappresentate dalla mem finale (ם). Questa lettera, infatti, simboleggia le acque; mentre la seconda e la terza lettera di Adamo, דם (dam) vuol dire “sangue”.
La מ (mem), è la tredicesima lettera dell’alfabeto ebraico, in fin di parola si scrive ם, e deriva il suo nome e il suo disegno da מים (mayim) che vuol dire, per l’appunto, acque. Nel nome di Adamo (אדם) troviamo così insieme il sangue (דם - dam) e l’acqua (מ - mem). Del secondo Adamo e unico uomo si legge:
Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua (Gv. 19,33-34).
© Torino, 15 maggio 2017