Riceviamo da una amica che ha vissuto il dramma della depressione, un contributo in cui narra la sua esperienza ed il percorso per uscirne.Lo pubblichiamo volentieri ritenedo che possa essere utile a chi si trova a percorrere una strada simile.

COME SI STA MALE QUANDO SI STA MALE

Sono Marta (nome di fantasia).

Ho deciso di scrivere questa esperienza per aiutare chi, come me, è finito nel vortice della “depressione”.

MARTA SANA?

MARTA SCHIZZATA?

MA CHI SONO IO?

Un mattino mi svegliai e avvertii dentro di me una cosa strana…

Tutto intorno era buio… ebbi l’impressione di essere avvolta da un filo di ferro che mi stringeva e da cui non potevo liberarmi.

Cosa era successo?

Il terribile “MALE OSCURO” (non era la prima volta) tornava ad impadronirsi di me. Era qualcosa di terribile, mi procurava una sensazione che non so descrivere… non mi riconoscevo più… non ero più io.

Per 3 giorni pensai di farcela ad uscire da questo mondo strano con le sole mie forze e la mia tenacia.

Non fu così.

Dovetti ripiegare sui farmaci, come avevo già fatto altre volte e, perché no? aiutarmi con una tecnica che mi è stata molto utile e che provo a descrivere, sperando di aiutare chi come me prova l’esperienza di questo male.

Ecco il percorso: divisi MARTA in 2 livelli:

-          Chiamai MARTA SCHIZZATA la produttrice del materiale negativo che era insediato nella mia mente, quella malata, quella nei casini:

-          Chiamai MARTA SANA quella profonda, la vera MARTA.

Guardai la MARTA SCHIZZATA con benevolenza, compassione, tenerezza, la consolai e la incoraggiai a buttare il peso che cercava di soffocarla.

La fatica fu tanta, quasi come avessi dovuto sollevare un masso di pietra.

Alla MARTA SANA, quella profonda - che guarda la MARTA SCHIZZATA che soffre e che ha paura di quel casino –, parlavo così: “quello che mi capita non sono io che lo voglio, io sono quella che vuole il bene, il bello, la serenità, l’amore, quella che deve accettare: mi dispiace, ma pazienza”.

Accettare, come avessi male a un piede.

Le parole ACCETTAZIONE e PAZIENZA mi accompagnarono per lungo tempo, perché mi riempivano il cuore e la bocca.

Il pensiero “guarirò” che mi dava molto fastidio, cercavo di lasciarlo cadere, superare, dimenticare…

Ripetevo all’infinito: “ACCETTAZIONE e PAZIENZA è la sola strada da percorrere…”, ne avevo la certezza.

 

Finalmente si fece giorno, la vita riprendeva colore e profumo. Ero rinata.

Ringraziai il Signore: vi consiglio i salmi 120 – 130;

La depressione si può sconfiggere, bisogna crederci.

COME SI STA BENE QUANDO SI STA BENE!